Giugno

5 Giugno

- Nel passaggio dall'alchimia alla chimica un ruolo da protagonista spetta ad un chimico finlandese vissuto nella seconda metà del 1700: Johan Gadolin.

La fama per lui arrivò nel 1792 quando, esaminando un minerale nero proveniente dal villaggio svedese di Ytterby, isolò un composto che chiamò Ytterbia (in seguito Yttria) che non era però un nuovo elemento, come ipotizzato dallo scienziato, ma l'ossido; per la precisione l'ossido di Ittrio.
In seguito il minerale fu chiamato Gadolinite in suo onore.

Successivamente dimostrò che lo stesso elemento può assumere diversi stati di ossidazione nella stessa reazione descrivendo, in una pubblicazione del 1798, il primo esempio di disporporzione:
2 Sn(II) --> Sn(0) + Sn(IV)

Fu il primo autore di un testo di chimica moderna adottato per oltre un secolo nei paesi del nord Europa; inoltre credeva così tanto nella necessità di far apprendere alle nuove generazioni la pratica scientifica che fu il primo a dare esercizi di laboratorio agli studenti e a permettere loro di utilizzare il suo laboratorio privato.

I suoi studi permisero alla chimica di affermarsi definitivamente sull'alchimia; lavorando con i processi di combustione riuscì a dimostrare l'importanza dell'ossigeno in queste reazioni e permise di accantonare una volta per tutte la teoria del flogisto e con questa l'ultimo baluardo alchemico.

L'elemento 64 della tavola periodica è stato chiamato Gadolinio in onore del chimico finlandese che per primo iniziò il lavoro sulle terre rare con lo studio del campione minerale proveniente da Ytterby. Johan Gadolin è nato il 5 Giugno 1760.

7 Giugno

- Nel 1913 un giovane studente di 17 anni presentò un discorso al termine dell'anno scolastico dal titolo “Elettroni: cosa sono e cosa fanno”; 47 anni dopo, divenuto ormai professore all'Università di Chicago, pubblicò un articolo dal titolo “Cosa fanno realmente gli elettroni nelle molecole?”; pochi anni dopo, nel 1966, lo stesso ricevette il premio Nobel per la Chimica per aver risposto alla domanda grazie al suo innovativo metodo degli orbitali molecolari con cui riuscì ad indagare i legami chimici e la struttura elettronica delle molecole.

Robert Sanderson Mulliken viene ricordato per aver creato, in collaborazione con Friedrich Hund e John C. Slater, la teoria dell'Orbitale Molecolare con cui è possibile fornire un'interpretazione del legame chimico in maniera alternativa alla precedente teoria del legame di valenza e conoscere, tra le altre cose, le energie degli orbitali di una molecola. Il nuovo metodo si basa sull'ipotesi che gli elettroni non siano assegnati a particolari legami, ma si possano trattare come particelle in grado di muoversi sotto l'influenza dei nuclei all'interno dell'intera molecola; il lavoro prese avvio dagli studi precedenti condotti da John Lennard-Jones.
Fu il chimico statunitense il primo a coniare nel 1932 il termine “orbitale” indicando così “qualcosa di simile ad un orbita”.

Questo nuovo approccio permise inoltre di comprendere in maniera dettagliata la polarità delle molecole, di spiegare alcune proprietà fino ad allora incomprese come il paramagnetismo dell'ossigeno molecolare, oltre ad avviare tutto lo studio teorico sull'interpretazione degli spettri molecolari.

Nel 1934 Mulliken elaborò una nuova scala di elettronegatività non del tutto correlata con quella presentata da Linus Pauling ma dotata comunque di una buona corrispondenza generale; negli ultimi anni invece si impegnò nello studio dei complessi a trasferimento di carica e dei fenomeni di iperconiugazione. Robert Sanderson Mulliken è nato a Newburyport il 7 Giugno 1896.

11 Giugno

- 11 Giugno 1750: il chimico scozzese Joseph Black descrisse per la prima volta l'anidride carbonica o “aria fissa” come veniva chiamata all'epoca; il nome si collegava all'idea alchemica che alcune sostanze contenessero “arie” (gas) in forma fissa e che l'unico modo di liberarle fosse il riscaldamento.

Il processo logico e gli esperimenti condotti dallo scienziato costituiscono un ottimo esempio di applicazione del metodo scientifico e lo portarono ad identificare un gas diverso dall'aria e di studiarne le proprietà e la reattività senza mai averne avuto un'esperienza visiva diretta e con metodi disponibili all'epoca.

Inizialmente, durante il periodo della tesi, si occupò di altro indagando le proprietà terapeutiche della magnesia alba (carbonato basico di magnesio); in quegli anni notò che se trattata con acidi questa si scioglieva con sviluppo di effervescenza.
A partire da questa osservazione pesò quantità esatte di magnesia e la neutralizzò con quantità precise di acido, quindi concluse che la perdita di peso registrata alla fine del processo potesse essere giustificata solamente con lo sviluppo di un gas. La stessa perdita di peso si poteva ottenere, inoltre, scaldando il materiale ad alte temperature.

Analizzando tale gas scoprì che questo è solubile in acqua, che è in grado di rendere torbida una soluzione satura di Ca(OH)₂, e che gli stessi fenomeni si potevano ottenere a partire dai gas liberati dalla combustione del legno e con quelli emessi durante la respirazione umana.
Per dimostrare che non si trattava della comune aria, Black eseguì una serie di esperimenti dai quali risultò che, in aria fissa, le cavie non possono sopravvivere ed il fuoco di una candela viene spento.

Concluse quindi che il nuovo gas è diverso dall'aria, che può essere prodotto da fenomeni molto diversi tra loro (trattamento acido, combustione, respirazione...), che si trova nella magnesia in una forma intrappolata (“fissa”appunto poiché non è semplicemente assorbita ma legata chimicamente) e che i gas non solo possono prendere parte a reazioni chimiche ma che è necessario tenere conto della massa di tutte le sostanze gassose che reagiscono o vengono liberate.

16 Giugno

- La storia della scoperta del Vanadio comincia agli inizi del 1800 ed è un susseguirsi di annunci, smentite identificazioni errate e cambi di nome. Basti pensare che il primo a darne notizia fu Andrés Manuel del Río (1801), un mineralogista spagnolo che lo chiamò "piombo bruno". Successivamente modificò il nome in “paracromo” per la reattività simile a quella del Cromo ed ancora in “eritronio” perché molti composti che lo contenevano apparivano rossi.
Alcuni dubbi gettati sul lavoro dello scienziato spagnolo misero in discussione la scoperta e da allora furono numerose le riscoperte, le conferme e le smentite fino al 16 Giugno 1867 quando il chimico inglese Henry Enfield Roscoe riuscì ad isolare l'elemento puro.

Roscoe ottenne il metallo per riduzione con idrogeno del cloruro di vanadio e fu un successo non indifferente visto che si opponeva direttamente ad un lavoro del grande Berzelius in cui, già nel 1831, aveva annunciato l'ottenimento dell'elemento, mentre il chimico inglese dimostrò che si trattava solamente del nitruro di vanadio.

Il nome Vanadio ha origini dalla mitologia norrena, precisamente dalla dèa della bellezza Vanadis, e fu scelto per la bellezza e per la varietà di colori di composti e derivati.

Attualmente più dell'80% del Vanadio viene impiegato come additivo per l'acciaio e nella formazione di una lega con il Ferro; in entrambi i casi l'effetto che si ottiene è di una incrementata capacità di durata, forza e resistenza alla corrosione e all'usura.
L'altro uso massivo riguarda i catalizzatori a livello industriale per la produzione di anidride malonica ed acido solforico (es. V₂O₅).

Infine una piccola curiosità su Henry Enfield Roscoe: il chimico fu amico di Robert Bunsen ed insieme iniziarono ad indagare l'inesplorato campo della fotochimica. Considerato il calibro dei due scienziati i risultati non si fecero attendere e nel 1864 svilupparono quella che viene ritenuta la prima fotografia ottenuta con l'utilizzo del flash utilizzando magnesio come fonte di luce.

17 Giugno

- Donald James Cram è stato uno dei fondatori della chimica supramolecolare con particolare riferimento alla chimica host/guest in cui due o più molecole o ioni si legano in un complesso altamente specifico grazie alla loro struttura ed alle loro proprietà.

Cram in particolare riprese ed ampliò il lavoro di Charles Pedersen che per primo aveva sintetizzato e studiato gli eteri corona, macromolecole cicliche bidimensionali caratterizzate da legami eterei alternati a catene carboniose in grado di riconoscere e legare selettivamente certi ioni metallici. Il chimico statunitense estese queste proprietà di legame alle tre dimensioni creando molecole in grado di racchiudere al loro interno cationi od anioni in maniera praticamente esclusiva, aprendo inoltre la strada alla costruzione di modelli per lo studio in laboratorio del funzionamento degli enzimi.

Nel 1987 il chimico statunitense condivise con Charles Pedersen e Jean-Marie Lehn il premio Nobel per la Chimica per lo sviluppo e l'impiego di molecole con interazioni strutturali altamente specifiche.

Nel 1952 definì inoltre la regola dell'induzione asimmetrica (o regola di Cram) con cui è possibile conoscere in anticipo la stereochimica di alcune molecole acicliche, ottenute per attacco nucleofilo su composti carbonilici, analizzandone principalmente l'ingombro sterico.
Donald James Cram è scomparso il 17 Giugno 2001.

22 Giugno

- Il 22 Giugno 2011, in occasione dell'Anno Internazionale della Chimica, è stato condotto l'Esperimento Globale in cui 2354 docenti e 128330 studenti di tutto il mondo hanno analizzato campioni di acqua dei rispettivi luoghi di appartenenza.
Successivamente i dati sono stati raccolti, analizzati e condivisi sulla rete per tracciare una panoramica dello stato di salute di questa preziosa risorsa nel nostro pianeta.

L'iniziativa “‘Water: A Chemical Solution” era in realtà composta da 4 esperimenti: la misura del pH delle acque locali attraverso l'uso di opportuni indicatori colorimetrici, la stima della concentrazione dei sali disciolti nell'acqua, la costruzione di un distillatore ad energia solare per la desalinizzazione delle acque utilizzando materiali di uso quotidiano ed infine un'esperienza sul trattamento chimico delle acque per renderle potabili e biologicamente sicure.

L'obiettivo dell'iniziativa era sviluppare la consapevolezza dell'importanza di un bene così prezioso ed al contempo promuoverne il mantenimento ed il corretto utilizzo.

Al seguente indirizzo è possibile visualizzare i risultati degli esperimenti su una mappa interattiva così da poterli analizzare e confrontare con facilità tra i diversi paesi partecipanti.

water.chemistry2011.org/web/iyc/home

Qui invece è possibile guardare il video (in inglese) realizzato, con il patrocinio dell'Unesco, per promuovere l'evento e raccogliere testimonianze di studenti, ricercatori e professori appartenenti a nazioni diverse descrivendo bene lo spirito che ha animato il più grande esperimento di chimica che sia stato mai effettuato!

28 Giugno

- La beuta non è solamente uno degli oggetti più utilizzati all'interno dei laboratori chimici di tutto il mondo ma negli anni è divenuta un simbolo, un'icona che evoca all'istante la figura del chimico ed è generalmente presente nell'immaginario collettivo con una bella soluzione colorata al suo interno.

Richard August Carl Emil Erlenmeyer, più comunemente Emil Erlenmeyer, nel 1860 ebbe l'idea di realizzare un nuovo contenitore che potesse aggiungersi alla vetreria già presente nei laboratori in quegli anni ed al contempo esserne complementare: nacque così la beuta che ancora oggi, nei paesi anglosassoni, è conosciuta proprio con il nome del chimico tedesco (Erlenmeyer flask).

Ridurre il contributo di Erlenmeyer alla scienza chimica solo a questo sarebbe però estremamente riduttivo; lo scienziato fu anzi uno dei più attivi e versatili negli ambiti più disparati.

Scoprì e sintetizzò numerosi composti tra cui la tirosina, la guanidina, la creatina, la creatinina e l'acido isobutirrico; definì la struttura di numerose molecole ( acido lattico, sali di diazonio, lattoni le più comuni); fu uno dei pionieri nell'adozione delle formule di struttura basate sul concetto di valenza.

Fu lui ad ipotizzare l'esistenza di legami multipli tra atomi di carbonio e fu sempre lui, dopo un'esperienza a fianco di August Kekulé, a descrivere la corretta struttura del naftalene e a gettare le basi del concetto di aromaticità.

Nel 1880 definì la “Regola di Erlenmeyer” (conosciuta oggi come tautomeria cheto-enolica): tutti gli alcoli in cui il gruppo -OH è legato direttamente ad un doppio legame C=C (non aromatico) diventano aldeidi o chetoni.
Il chimico tedesco è nato il 28 Giugno 1825.